Nascita e sviluppo dell’alpinismo in Ticino
Sezioni ticinesi del CAS
Verso la fine dell’anno 1871, 53 appassionati di montagna ticinesi si riunirono attorno ad Attilio Righetti per fondare la sezione Ticino del CAS. Ma alle assemblee generali dei delegati del 1872, ’73, ’74 e ’75 non ci fu mai un solo rappresentante del nostro cantone ; non solo, nel 1875 questo primo CAS Ticino si sciolse senza aver compiuto attività di rilievo. Il fatto è che durante quel decennio il mondo politico ticinese era dilaniato da gravi conflitti tra i due partiti storici, liberale-radicale e conservatore, che sfociarono persino in fatti di sangue.
Occorrerà aspettare una decina d’anni, quando le turbolenze saranno sopite e gli uomini disposti ad attività sociali piú serene, per avere condizioni piú propizie. È infatti l’11 aprile 1886 che Curzio Curti di Lugano crea il Club Alpino Ticinese CAT e l’anno successivo, in occasione dell’assemblea generale CAS tenutasi in agosto a Bienne, il CAT entra a far parte del CAS come sezione Ticino[1]. Stavolta la fondazione ebbe successo. Dal 2 al 4 settembre 1899 la 29esima festa centrale del CAS si svolse a Lugano, alla presenza di 300 membri e di un delegato del CAI di Milano. L’assemblea generale (38 sezioni rappresentate su 43) si aperse con un saluto di Curzio Curti e si concluse con una conferenza sul tema «Monte San Salvatore» tenuta dal presidente della sezione Ticino Silvio Calloni, naturalista e insegnante al liceo di Lugano.
Dagli annali del CAS centrale veniamo a sapere che la sezione ticinese eseguí nel 1907 la marcatura del sentiero tra Rovio e la vetta del Generoso fino alla Bellavista[2], e nel 1912 costruí la capanna del Campo Tencia, con 16 a 18 posti a pianterreno e piú di 20 al piano superiore[3].
In seguito alla costruzione della linea ferroviaria del Gottardo, si stabilirono in Ticino numerosi svizzero-tedeschi, fra cui anche persone appassionate di montagna. Fu cosí che nel 1898, 13 di esse fondarono a Bellinzona la società alpinistica Alpina che aderirà, come sottosezione, alla sezione CAS Pilatus di Lucerna ; qualche anno dopo, nel 1904, si riorganizzerà come sezione CAS Leventina. Nonostante il nome e la sede a Bellinzona la Leventina era una società di germanofoni e sembra che con il CAS Ticino non ci furono mai problemi. Attriti sorsero invece tra membri bellinzonesi del CAS Ticino e la sede di quest’ultimo a Lugano.
Per essere indipendenti i Bellinzonesi chiesero allora nel 1923 di poter creare una propria sezione CAS, come s’era fatto nel 1920 per Locarno. Il comitato centrale non accolse però la richiesta dei Bellinzonesi poiché opposto all’esistenza di due sezioni CAS nella stessa città. Dopo lunghe discussioni la sezione Leventina decise di accogliere fra le sue fila i Bellinzonesi[4].
Nascita dell’UTOE
Il mondo dell’alpinismo ticinese si arricchí, poco dopo la fine della Prima guerra mondiale, di una nuova società dal cui nome si poteva subito dedurre identità e scopo. Infatti, la sera del 12 aprile 1919, una quarantina di persone, tra ferrovieri, operai, artigiani e impiegati, si riuní a Bellinzona per fondare l’Unione Ticinese Operai Escursionisti UTOE[5]. Questa creazione segnò una svolta significativa per l’alpinismo nel nostro cantone poiché offriva per la prima volta la possibilità a tanti amanti della montagna – che non potevano o non volevano aderire al CAS[6] – di praticare un nuovo sport: scarpinare con amici, con la famiglia, uomini e donne, sulle cime delle nostre valli per scoprire nuovi orizzonti e trascorrere il tempo libero in modo piú sano, lontani dalle bettole, dal chiuso delle stanze di casa, e rinfrescarsi i polmoni dopo una settimana in fabbrica, in ufficio o in officina. Non a caso fra i soci fondatori ci furono tre esponenti del partito socialista locale. Nel 1921 l’UTOE di Bellinzona inaugurò la sua prima capanna, al Gesero (prima di proprietà dell’esercito) e nel 1923 costruí la capanna Adula. La creazione del’UTOE Bellinzona è pure importante perché nel ventennio successivo ben sette società alpinistiche in Ticino presero modello e nome dall’UTOE di Bellinzona al momento della loro fondazione : 1924 Ritom, 1925 Locarno, 1927 Lugano, 1931 Lucomagno, 1931 Pizzo Molare, 1933 Torrone d’Orza, 1937 Chiasso[7].
Maretta in casa UTOE
A metà degli anni 1930 la famiglia UTOE è scossa da dissapori interni. Il conflitto oppone Lugano a Bellinzona su questioni di autonomia sezionale. Val la pena soffermarci perché, al di là delle possibili rivalità regionali, questo litigio rivela una divergenza tra le due società sulla concezione dell’alpinismo ; infine perché da questo dissenso è uscita una nuova società alpinistica – la S.A.T. – terza importante famiglia dell’alpinismo ticinese.
I prodromi di questa scissione si manifestano nel primo numero di Sci e Piccozza – mensile creato da Rezzonico – del 1° gennaio 1938. Il presidente della sezione luganese dell’UTOE vi espone le sue idee circa lo scopo di una società alpinistica al passo coi tempi. Dopo aver ricordato che la sezione luganese da 200 soci nel 1932 è passata a 1000 soci nel 1938, e vantato un continuo afflusso di alpinisti, sciatori e giovani, Rezzonico spiega questo successo col modo con cui a Lugano si concepisce l’alpinismo : « Noi lo vediamo, prima di ogni altra cosa, nella sua funzione patriottica e sociale, mentre altri colla visione di altre epoche, vogliono ritenerlo, contro la realtà, un puro atto individuale». Secondo lui la montagna deve essere la palestra di «ardimenti individuali inquadrati nell’azione collettiva», e ogni tipo di attività deve essere permessa perché ha una sua ragione di esistere : «l’escursionismo tranquillo, l’ardita arrampicata, le contese sciistiche». Afferma poi che Lugano ha preso atto di questa nuova realtà, «ha assorbito la nuova tecnica di roccia e vuole la contesa: non vuole che l’alpinismo rimanga solo atto estetico in un puritanesimo spirituale inconciliabile colle tendenze delle nuove generazioni». Infine termina precisando lo scopo del suo giornale: «propugnare nuove conquiste ticinesi, formare atleti, condurre alla montagna e alla neve le nuove energie ; dare il proprio contributo ai problemi sportivi». Un discorso d’avanguardia ![8]. Ma le divergenze erano a quanto pare insolubili poiché a fine anno Lugano decide di staccarsi da Bellinzona portando con sé tre altre sezioni. Il resoconto di questa crisi Rezzonico lo presenta in un lungo articolo intitolato « Come si giunse alla costituzione della nuova Federazione »[9].
Stando al presidente luganese l’UTOE Bellinzona – che secondo gli statuti fungeva anche da sezione direttiva e il cui comitato sezionale funzionava pure da comitato centrale – aveva un atteggiamento troppo censurante riguardo a iniziative dell’una o dell’altra sezione. Per esempio, quando nel 1929 Lugano venne ammonita per aver organizzato una lotteria volta a raccogliere fondi per la costruzione di una capanna, oppure quando Lugano, d’intesa con la sezione Ritom, decise di finanziare la costruzione della capanna Cadagno. Altra battaglia, alcuni anni dopo, con Olivone, desiderosa di avere una propria capanna in Döttra, ma contrastata dalla società madre. Lugano difese il progetto olivonese e partecipò al finanziamento. Lugano ci teneva a queste capanne di Cadagno e Dottero perché erano il punto di ritrovo invernale degli sciatori per i quali si organizzavano gare. Ma Bellinzona si opponeva perché lo statuto dell’UTOE vietava l’organizzazione di gare sciistiche ufficiali.
Va notato a questo punto un fatto interessante : la posizione di Bellinzona sembra essere in sintonia con quella del CAS Svizzero. Infatti nel 1938, in un contesto diverso, Henri Faes firmava un articolo in cui esprimeva pieno sostegno all’alpinista-sciatore, perché lo sci permette di avvicinarsi alla montagna anche d’inverno ; ma era indignato quando lo stesso alpinista si trasformava in corridore sportivo, contravvenendo in tal modo ai principi dell’alpinismo che vogliono massima prudenza e sicurezza in montagna ; e citava l’esempio del chilometro lanciato di St. Moritz « qui pour l’alpiniste-skieur constitue le summum de l’absurde (...) La pratique du ski comme jeu » non faceva parte degli attibuti dell’alpinismo[10]. Il conflitto, caratterizzato dunque da una richiesta di maggior autonomia per le sezioni e di partecipazione piú equa al processo decisionale veniva accentuato dalla rinuncia, da parte di Lugano, dei ‘sacrosanti’ principi dell’alpinismo che escludevano pratiche agonistiche. Apertosi a metà del 1937 si trascinò fino a inizio novembre del 1938, data in cui avvenne la scissione.
Vista in questa luce la decisione presa il 5 novembre 1938 a Cresciano dai delegati delle sezioni di Lugano, Chiasso, Ritom e Lucomagno non ha tanto i risvolti del campanilismo quanto piuttosto esprime la volontà del promotore di adeguare l’alpinismo alle richieste di un pubblico che si sta formando in Ticino : quello degli sciatori desiderosi di gareggiare, quello a cui piace assistere alle gare e infine la gente delle regioni in cui si svolgono le gare perché simili raduni sono fonte d’introiti. I rappresentanti di dette sezioni « dichiarano – com’è scritto nel resoconto succitato – di voler costituirsi in società autonome al di fuori dell’Unione Ticinese Operai Escursionisti e di costituirsi esse stesse in Federazione... ».
È sotto l’egida di questa nuova associazione e in questo clima d’idee e di progetti, di cui il presidente centrale Nino Rezzonico era l’interprete piú attivo, che un gruppo di mendrisiensi si riunirà, il mese successivo, per dar vita alla sezione UTOE di Mendrisio.
a cura di Enrico Valsangiacomo, 2074 Marin Epagnier (NE)
[1] Curzio Curti, giurista, aveva 39 anni quando creò il CAT ed era vice-presidente del Tribunale d’Appello, prima di diventare consigliere di Stato tra il 1893 e il 1905.
[2] È probabile che questo sentiero fuoriuscisse in Italia e non fosse ideale per gli interessi militari svizzeri. Perciò nel 1926, dopo diversi tentativi, il maggiore Angelo Gianola – « che tutti gli alpinisti hanno nel cuore » dirà di lui Nino Rezzonico in un articolo di Stella Alpina del 1936 – aprí un passaggio nella parte rocciosa del Baraghetto, sul versante nord del Generoso.
[5] Per le informazioni riguardanti l’UTOE e gli strascichi con Lugano sono molto riconoscente allo storico Marco Marcacci di San Vittore (Grigioni).
[6] A causa di mezzi finanziari piú ridotti, di obblighi lavorativi piú rigidi, di origini sociali differenti, ecc. Nel primo numero di Stella Alpina – rivista trimestrale dell’UTOE – del maggio 1936, Nino Rezzonico e Valerio Ostini firmavano una Presentazione in cui però si diceva : « Dai lontani giorni del Curti e del Calloni, che noi non ci stancheremo di chiamare i padri dell’alpinismo popolare del nostro paese... ».
[8] La pratica dello sci si stava diffondendo in Ticino negli anni ’30, ma già nel 1928 il CAS Ticino crea il « gruppo sciatori », promotore Tita Calvi. Nel 1933 vennero organizzati i primi corsi di sci in Val Bedretto, e nello stesso anno è nato lo Sci Club Mendrisio. Il 15 febbraio 1936 l’UTOE Lugano e lo Sci Club Adula hanno organizzato una grande manifestazione sciatoria in Cadagno con circa 400 partecipanti.
[9] Sci e Piccozza, Novembre 1938. Questo mensile è la sola fonte di cui ci siamo serviti per narrare i fatti.
[10] Henry Faes, Le C.A.S. et l’alpinisme hivernal, Cf. Fonti. La disapprovazione di Faes si estende anche alle altre gare sciistiche (salto, slalom) nonché all’uso di sciovie ecc., offesa all’alpinismo che vuole « que le plaisir soit gagné par l’effort ». Una sensibilità simile, di prudenza e di monito, ma relativa all’alpinismo in generale, è espressa da un altro clubista, Louis Seylaz, nella stessa pubblicazione di Faes. L’autore prova dubbi e timori circa le tendenze dell’alpinismo moderno : «pousser les jeunes grimpeurs à des entreprises d’une témérité désespérée (...) culte de la performance, recherche de la compétition et (...) une quête à peine dissimulée des palmes de la gloire», in : Evolution de l’alpinisme.
Fonti :
- 1919-1969 : Cinquantesimo anniversario UTOE Bellinzona.
- Andrea Porrini, Tra salute, politica e patria : l’alpinismo popolare dell’Unione Ticinese Operai Escursionisti (1919-1939), in : La Befana rossa, Bellinzona, Fondazione Pellegrini Canevascini, 2005.
- Marco Marcacci, Da 100 anni all’aria pura e ossigenata dei monti con l’UTOE, Rivista di Bellinzona 2019, p. 35.
- Marco Marcacci, Storie di montagna, Edizioni Salvioni, Bellinzona, 2019
- Kurt Baumgartner, Un viaggio in immagini sul Monte Generoso, Locarno, Armando Dadò Editore, 2017, 176 p. ill. p. 147
- Heinrich Dübi, Die ersten Fünfzig Jahre des Schweizer Alpenclub, Bern, 1913
- Daniel Anker, Die Kraft der vaterländischen Berge. Die Sprachenfrage im Schweizer Alpen-Club von 1863 bis 1925, lavoro di seminario Prof. Ulrich Im Hof, Università di Berna, 1982/83, pp. 68-75.
- Die Alpen/Les Alpes/Le Alpi/Ils Alps In occasione del 75° anniversario del C.A.S. 1863-1938, Berna Ottobre 1938, N. 10. L’articolo di Faes è alle pp. 483-487 ; quello di Louis Seylaz alle pp. 487-494.
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